mercoledì 21 novembre 2012

Crime & The City Solution - Room of Lights

Titolo: Room of LIghts
Artista: Crime & The City Solution
Anno di pubblicazione: 1986
Nazionalità: Australia

Se suoni punk dalle reminescenze blues e sei australiano non puoi non fare i conti con Nick Cave. Soprattutto se con te suonano Mick Harvey e Rowland S. Howard, entrambi membri dei Birthday Party. In realtà la proposta dei Crime& The City Solution è molto più punk di quella dei Birthday Party e soprattutto può vantare una vena gotica tale da oscurare (almeno per il sottoscritto) quella di gruppi come Joy Division o Bauhaus. Perché? Perché il cantato di Simon Bonney, per quanto sia debitore di Nick Cave, trovo che sia immensamente più sofferto e carismatico di quello anemico di Ian Curtis o di quello melodrammatico di Peter Murphy. Senza contare la presenza alla batteria di Epic Soundtracks degli Swell Maps (A Trip to Marineville è uno dei miei album preferiti). Purtroppo lo spettro di Cave aleggia in maniera davvero troppo marcata (un ascoltatore distratto difficilmente distinguerebbe tra lui e Bonney) per farmi apprezzare fino in fondo un disco che sotto ogni punto di vista vale la pena di essere ascoltato. Se però le derive gotiche del punk non mi hanno mai particolarmente appassionato e i Birthday Party suonano un punk incrociato col blues dalle tematiche più interessanti (vogliamo parlare di Nick The Stripper?), non vedo perché approfondire più di tanto. Resta comunque un disco pienamente consigliato.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 6.5

domenica 18 novembre 2012

Lizzy Mercier Descloux - Mais où Sont Passées les Gazelles

Titolo: Mais où Sont Passées les Gazelles
Artista: Lizzy Mercier Descloux
Anno di pubblicazione: 1984
Nazionalità: Francia

Questo è Alberto Camerini (avete presente Rock n' Roll Robot?). Solo che è donna. Ed è Francese. Io sono italiano. Preferisco Camerini.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: non pervenuta

martedì 13 novembre 2012

Dopesmoker - Sleep

Titolo: Dopesmoker
Artista: Sleep
Anno di pubblicazione: 2003
Nazionalità: California, USA

Per chi non lo sapesse, lo stoner (rock e metal) è una delle mie più grandi passioni. E gli Sleep sono uno dei pilastri del genere. La storia di Dopesmoker è contorta: in origine doveva essere pubblicato poco dopo Sleep's Holy Mountain (1993) ma ci furono problemi con la casa discografica a cuasa delle tematiche (erba, ascetismo e parecchie reminescenze bibliche) e si dovettero attendere sei anni per Jerusalem (che era di una decina di minuti più breve ma ugualmente colossale). Nel 2003, comunque Dopesmoker, grazie probabilmente ad un interesse crescente per il genere (anche se non ne sono minimamente sicuro) vide la luce. Io ho sempre atteso di essere nella condizione mentale giusta per ascoltarlo, visto che si tratta di un disco monotraccia della durata di ben 63 minuti. Dopo l'ascolto l'unica parola che possa venire in mente è: colossale. Non per quel che riguarda la statura, ma proprio per l'impressione di immensità che danno i riff impastati e rallentatissimi (oltre che sitorti all'inverosimile) di Matt Pike, così come il cantato apocalittico di Al Cisneros (oltre che le linee di basso altrettanto possenti). La ritmica è fondamentalmente monotona ed ossessiva e in generale il disco cerca di portare l'ascoltatore ad uno stato di trance (anche se in un paio di momenti sono presenti degli assoli di chitarra "stonata"). Credo che occorra un certo stomaco per poter digerire un album del genere, ma questa è l'apoteosi del colosso stoner, una marcia sfinente attraverso un deserto (e qui mi faccio anche ispirare dalla copertina della nuova release per la Southern Lord). Per quel che mi riguarda, se questo disco non è un capolavoro poco ci manca.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 9

Pegboy - Strong Reaction

Titolo: Strong Reaction
Artista: Pegboy
Anno di pubblicazione: 1991
Nazionalità: Illionois, USA

Ho seri dubbi se questo disco sia catalogabile come hardcore visto che non mi pare stilisticamente affine al genere. Il problema è che l'attitudine mi sa senza ombra di dubbio di ahrdcore. Lascio il problema agli altri ascoltatori. Per ilr esto, è un disco che ho adorato sin dalla title-track inziale, con le sue chitarre distorte e riverberate e la voce tra il rabbioso e il sofferente del cantante. Non ho molto da dire, basti sapere che si tratat di un disco che va a mille all'ora e che farà la gioia di qualunque amante del punk rock e non solo.
Valutazioen personale per chi non ha voglia di leggere: 8

Cloud Nothings - Attack on Memory

Titolo: Attack on Memory
Artista: Cloud Nothings
Anno di pubblicazione: 2012
Nazionalità: Ohio, USA

Non so bene perché mi tenga aggiornato sulle uscite in materia di indie rock, visto che detesto l'ascoltatore medio di questo tipo di musica (l'avevo già accennato in precedenza, la colpa è della città di Torino). In ogni caso, visto che a volte mi sono ritrovato anche di fronte a gruppi indie piuttosto buoni (Portugal. The Man e Besnard Lakes, per dirne due), preferisco correre il rischio. Di questo disco avevo sentito parlare abbastanza bene (anche se la solita Ondarock dice il contrario) e ho voluto provarlo. E mi è piaciuto (So che un periodo non dovrebbe iniziare con una congiunzione ma ho deciso arbitrariamente di metterla ugualmente). Le sonorità sono parecchio accessibili ma (probabilmente grazie alla produzione del solito Steve Albini) al tempo stesso molto interessanti: alla melodia pura (che in Fall In la fa da pardona) si accompagnano distorsioni in pieno stile shoegaze (genere che avrà i suoi detrattori ma a me onestamente piace) e persino qualche passaggio al limite del post-hardcore (vedi No Sentiment e Wasted Days). A questo si accompagna la voce graffiante di Dylan Baldi degna del miglior pop punk ed ecco un bel disco. Forse un po' poco attuale, ma a mio parere ricco di fascino.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 7

domenica 4 novembre 2012

Roy Harper - Folkjokeopus

Titolo: Folkjokeopus
Artista: Roy Harper
Anno di pubblicazione: 1969
Nazionalità: UK

A vedere la copertina mi aspettavo un disco à la Screamin' Jay Hawkins. Invece il riferimento più prossimo tra quelli che mi vengono in mente è Bill Fay. Mancando il misticismo oscuro di Time of the Last Persecution e le sue bizzarrie strumentali, il risultato che Folkjokeopus è un disco di folk rock spensierato (Exercising Some Control) che non disdegna di legarsi per un po' con atmosfere da bar (Manana) e che nasconde nel profondo un'anima cupa: la bellissima cavalcata di diciotto minuti McGoogan's Blues è il cuore del disco e da sola vale l'intero ascolto.
Valutazione personale epr chi non ha voglia di leggere: 7.5

Franco Battiato - Pollution

Titolo: Pollution
Artista: Franco Battiato
Anno di pubblicazione: 1972
Nazionalità: Italia

Per quanto non ne abbia la certezza, è mia opinione che su internet si tenda a dare maggior rilevanza alla prima parte della carriera di Battiato rispetto alla seconda. Parlare di Pollution equivale quindi a parlare di una cosa abbastanza nota. Qualora non lo sapeste, i primi tre album di Battiato (Fetus, Pollution e Sulle Corde di Aries) vengono ad oggi considerati dei capisaldi per quel che riguarda le prime sperimentazioni elettroniche "popolari" (per quanto un aggettivo del genere sia utilizzabile in riferimento a lui) in Italia. Soprattutto Fetus che è un tripudio di sintetizzatori (l'intro di Meccanica è da discoteca). Pollution è decisamente più "altolocato", forte di campionamenti d'orchestra e liriche astruse (Il Silenzio del Rumore è la migliore apertura in questo senso), ma si lascia ascoltare grazie ad una durata molto contenuta (poco più di mezz'ora) e alla maggior varietà di soluzioni rispetto al disco precednete che era l'equivalente italiano e pià sperimentale di Ambiant Otaku di Tetsu Inoue (ricordate?). Areknames, strutturata più come un canto rituale che come un brano rock mi è piaciuta molto, come pure Plancton. Ho qualche perplessità sul testo di Pollution, invece.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 7

Mo Boma - Myths of the Near Future, Vol. 1

Titolo: Myths of the Near Future, Vol. 1
Artista: Mo Boma
Anno di pubblicazione: 1996
Nazionalità: Germania, Islanda

World music dalle tinte africane con l'aggiunta di sintetizzatori. Onestamente non impazzisco per certe cose, ma in questo caso l'effetto è parecchio piacevole e rilassante. Scaruffi dice che quello che solitamente in un brano viene usato come sfondo, in questo disco sta in primo piano. Credo intenda dire che l'aspetto più "atmosferico" ha un ruolo notevole (o qualcosa di simile). In ogni caso c'è un bellissimo lavoro di basso e batteria (oltre che di tromba) e la strumentazione più "canonica" si adatta molto bene ai campionamenti di  suoni della giungla. Insomma, roba raffinata e ben fatta. Altro che l'orribile Second Nature di Bill laswell.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 7

sabato 3 novembre 2012

Klaus Nomi - Klaus Nomi

Titolo: Klaus Nomi
Artista: Klaus Nomi
Anno di pubblicazione: 1982
Nazionalità: Germania

Prendete i Queen più da cabaret. Al posto di chitarra, basso e batteria mettete un sintetizzatore e una drum machine. Rendete la voce di Freddie Mercury più operistica che da vaudeville. A quel punto infilateci anche un po' di Wagner che non fa mai male. Ecco Klaus Nomi. A me non piace, magari a qualcuno che apprezza di più la new wave potrà interessare. Se piacesse, potrebbe interessare anche On the Way to the Peak of Normal di Holger Czukay (stesso anno).

Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 6

65daysofstatic - One Time for All Time

Titolo: One Time for All Time
Artista: 65daysofstatic
Anno di pubblicazione: 2006
Nazionalità: UK

I dischi di post rock inglese li ho sempre trovati parecchio evocativi ma comunque molto dilatati e rilassanti come atmosfere. Certo, il motivo di questo può benissimo essere la lunga frequentazione dei gruppi classici della scena inglese (quindi Talk Talk e Bark Psychosis); mi aspettavo in ogni caso un disco che seguisse le stesse coordinate, soprattutto perchè i 65daysofstatic sono un gruppo strumentale. Invece, One Time for All Time è uscito nel 2006, 12 anni dopo Hex dei Bark Psychosis. La ricezione della musica si è evoluta nel frattempo e hanno fatto la loro comparsa altri generi. Questo dovrebbe voler dire che pure il post rock dovrebbe aver espanso parecchio i suoi orizzonti, cosa che tuttavia non sappiamo mai dire se sia vera, vista la presenza di tantissimi gruppi che non fanno molto più che riproporre (a me vengono in mente i Giardini di Mirò, poi ciascuno la pensi come vuole) robe già sentite. Tornando al disco in questione, è esterno a questa breve critica: si tratta infatti di un ibrido assai ben riuscito di (post) rock e drum & bass. Non ci sono i classici brani iperdilatati di un disco post rock e persino i momenti di distensione sono abbastanza scarsi. Al loro posto, passaggi schizofrenici di batteria che lavora quanto le pulsazioni elettroniche di Venetian Snares così come il resto della strumentazione suona più come un sintetizzatore che altro. Se ancora ci fossero dubbi, l'ascolto dell'iniziale Drove Through Ghosts to Get Here dovrebbero dissiparli tutti. Come i Battles ma più diretti.

Valutazione personale per chi non ha vogllia di leggere: 7.5