sabato 26 gennaio 2013

Cowboy Junkies - The Trinity Session

Titolo: The Trinity Session
Artista: Cowboy Junkies
Anno di pubblicazione: 1988
Nazionalità: Ontario, Canada

Dodici ballate lente dall'animo blues. Ritmi dilatatissimi a partire dall'iniziale Mining For Gold (per sola voce), atmosfere estremamente suggestive e pure qualche reminescenza jazz (confrontate I Don't Get It con Do Not Go Quietly UntoYour Grave dei Morphine). Le atmosfere del disco sono estremamente suggestive (molto del merito va anche alla chitarra di Machael Timmins). La voce di Margo Timmins è un mix perfetto tra Mark Sandman e Hope Sandoval ed è probabilmente la cosa più bella di tutto il disco. Se si ha voglia di deprimersi un po', questo è il disco perfetto.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 7.5

sabato 19 gennaio 2013

Jamie xx - Far Nearer / Beat For

Titolo: Far Nearer / Beat For
Artista: Jamie xx
Anno di pubblicazione: 2011
Nazionalità: UK

Jamie xx è uno dei componenti dell'omonimo gruppo elettronico inglese. A me gli xx piacciono. Questo doppio singolo no.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 5

The Jesus Lizard - Pure

Titolo: Pure
Artista: The Jesus Lizard
Anno di pubblicazione: 1989
Nazionalità: Illinois, USA

Amo i Jesus Lizard. Se mai mi dovesse capitare di stilare una lista dei miei 12 gruppi preferiti (numero dalle molteplici implicazioni mistico-teologiche, molto più interessante di un banale 10), loro vi rientrerebbero di certo. Non avevo mai ascolto questo loro primo EP, ma è esattamente quello che mi aspettavo: 14 minuti di violenza sonora a bassa fedeltà, chitarre abrasive figlie dei Big Black, batteria massacrante, voce registrata tanto male da essere a volte incomprensibile (Starlet) e sopra tutto le urla da macellaio di David Yow, degne dell'Albini di Kerosene. Quanto ai testi, una tale profusione di violenza gratuita e misantropia da lasciare allibiti. Come i Rapeman, più dei Rapeman.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 8

Pierrot Lunaire - Pierrot Lunaire

Titolo: Pierrot Lunaire
Artista: Pierrot Lunaire
Anno di pubblicazione 1974
Nazionalità: Italia

"Un buon disco di rock progressivo dopo il 1973? Impossibile, soprattutto se italiano. Ma io Forse le Lucciole non si Amano Più non l'ho ancora ascoltato, quindi potrei sbagliarmi."
Questo il mio pensiero, solo che ora correggerei con mi sbaglio. Non sono La Locanda delle Fate, ma i Pierrot Lunaire sono riusciti perfettamente a farmi ricredere: se non sbaglio tutti i componenti del gruppo erano diplomati al conservatorio, e la cosa si nota già a partire dall'iniziale Ouverture XV (strumentale). L'album ha delle bellissime atmosfere fiabesche (vedi Il Re di Raipure) e si fa notare per una strumentazione abbastanza varia (mi è parso di sentire il liuto come l'oboe o il flauto traverso), oltre che per la perizia struemntale del gruppo. Personalmente mi sono piaciuti soprattutto gli intrecci di chitarra e basso (spesso arpeggiato il secondo). Particolare anche la scelta di usare la batteria ( o le percussioni) pochissimo lungo le dodici tracce. Quanto alla voce, è abbastanza buona per appartenere ad un gruppo italiano: un Francesco Di Giacomo (Banco del Mutuo Soccorso) meno professionale. Apprezzabile in tutto.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 8

mercoledì 9 gennaio 2013

Hella - Hold Your Horse Is

Titolo: Hold Your Horse Is
Artista: Hella
Anno di pubblicazione: 2002
Nazionalità: California, USA

Un duo composto da chitarra e batteria dedito ad un math rock spigoloso e velocissimo, ai limiti del mathcore di Dillinger Escape Plan e simili. Mi colpisce molto il fatto che la chitarra, nonostante sia sfruttata  per ottenere sonorità tali da rendere ogni minimo passaggio un momento a sé del brano (nel senso che mi dà una certa impressione di "slegatura"), non suona graffiante e asettica come mi è capitato di sentire altre volte, anzi, ha un suono molto limpido per gli standard del genere (provate a confrontare gli Hella coi Blind Idiot God o i Don Caballero). Quanto alla batteria di Zach Hill, suona tanto velocemente e macina ritmi tanto bizzarri da dare le vertigini. Questo esagerando. Si tratta comunque di un batterista fenomenale. Se si amano quei dischi dal sapore contemporaneamente rigoroso e anarchico (come poteva essere il ben migliore Mirrored dei Battles), questo può essere un ascolto interessante.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 7

Perigeo - Abbiamo Tutti un Blues da Piangere

Titolo: Abbiamo Tutti un Blues da Piangere
Artista: Perigeo
Anno di pubblicazione: 1973
Nazionalità: Italia

Si prenda un gruppo italiano che pubblica negli anni '70 e quasi sicuramente si tratterà di un complesso progressive rock. Beh, i Perigeo lo sono fino a un certo punto. Personalmente li definirei con molta più cognizione di causa come jazz-rock. Come gli Arti e Mestieri, per intenderci. Sebbene il pianoforte mi ricordi molto Chick Corea e la chitarra Pat Metheny, non azzerderei l'etichetta fusion, più che altro perché suonano in modo anche troppo pacato (per non dire lirico come in Non C'è Tempo da Perdere) e con una notevole influenza di jazzisti cool come Chet Baker. A Conti fatti, comunque, un bel dischetto, soprattutto nel panorama italiano. Cantato in inglese, in quei rari momenti in cui si canta.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 7

sabato 5 gennaio 2013

Soundgarden - Superunknown

Titolo: Superunknown
Artista: Soundgarden
Anno di pubblicazione. 1994
Nazionalità: Washington, USA

Sì, a volte capita anche di dovere ancora ascoltare, a 21 anni suonati, dischi famosi come questo (anche se il caso più eclatante sia la mia pressoché totale ignoranza per quel che concerne i Nirvana). I Soundgarden li conoscevo solo per Black Hole Sun, che per un certo periodo era pure stata uno dei miei brani preferiti. Superunknown ha fondamentalmente un unico difetto: è maledettamente lungo (stiamo parlando di più di un'ora di musica). Se si riesce ad ascoltarlo tutto, si dovrebbero apprezzare le sonorità dure al limite dell'hard rock (Limo Wreck è la prima che mi viene in mente) unite allo stile abbastanza raffinato e niente affatto monotono né costruito su una manciata di riff. Cosa, naturalmente, molto positiva. Anche la voce di Chris Cornell mi piace molto. Fosse stato più breve mi sarebbe piaciuto ancora di più. Per fare un paragone tra dischi dello stesso anno e della stessa area, preferisco decisamente questo a Vs. dei Pearl Jam.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 7.5

The Del-Byzanteens - Lies to Live By

Titolo: Lies to Live By
Artista: The Del-Byzanteens
Anno di pubblicazione: 1982
Nazionalità: New York, USA

Tra cover brutalizzate di classici del rock inglese (Sally Goes Round the Roses dei Pentangle) ed echi di Pere Ubu (My World Is Empty), un dischetto di post-punk a tinte noise davvero godibile e dalle sonorità ridotte all'osso (e che dire immediate è forse poco); il tutto condito con qualche danza tribale (Apartment 13) grazie all'uso di una doppia sezione ritmica. La cosa che più mi ha colpito in realtà è il fatto che, assieme alle percussioni meccaniche (tanto che all'inizio avevo pensato ad una drum-machine), chitarra e tastiera suonino invece come se fossero parte della banda di un circo o di qualcosa del genere (a me viene in mente Kevin Ayers, poi vedete voi); questo rende l'ascolto abbastanza interessante perché sezione ritmica e melodica sono assai poco legate, ma onestamente la cosa mi è piaciuta. Segnaliamo infine che dietro le tastiere c'è Jim Jarmusch. Non sono mai riuscito a vedere nessuno dei suoi film anche se me li hanno consigliati in diversi. Comunque è una cosa interessante. Se volete un paragone musicale per questo disco, Incrociate Pere Ubu e Young Marble Giants. Ma è (molto) meno bello sia di The Modern Dance sia di Colossal Youth.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 6.5