giovedì 31 luglio 2014

Megadeth - Rust in Peace

Titolo: Rust in Peace
Artista: Megadeth
Anno di pubblicazione: 1990
Nazionalità: California, USA

Uno dei dischi che al più i metallari considerano tra i migliori della scena thrash tutta. Di certo uno dei più easy della scena. Groove accattivanti sin dall'iniziale Holy Wars... The Punishment Due, voce di Mustaine pulita (giusto un ombra di grezzume per far notare che stiamo comunque facendo metal), assoloni di Marty Friedman (roba che se vi piace Malmsteen vi farà godere, ascoltare Five Magics per credere). La sezione ritmica, poi, è in grado di lanciarsi in cambi di tempo e altre amenità che mi fanno pensare a gruppi ben più tecnici come Sadus e Watchtower. Nota positiva: una volta tanto la produzione si preoccupa di fare sentire bene il basso (non è roba da poco, un pezzo come Dawn Patrol si regge tutto sulla linea di basso). E in due o tre brani le liriche sono pure valide (Rust in Peace... Polaris per tutte). Di sicuro coinvolgimento brani come Lucretia, la classica Hangar 18 e... diciamo tutto il disco. 40 minuti  per ogni quindicenne che vuole approcciarsi per la prima volta al genere (o per un appassionato che cerca qualcosa di classico). Riuscitissimo per chiunque voglia un ascolto aggressivo ma facile. Troppo ruffiano per i miei gusti, ma non posso dire di non essermi divertito.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 6.5

domenica 20 luglio 2014

Woodkid - The Golden Age

Titolo: The Golden Age
Artista: Woodkid
Anno di pubblicazione: 2013
Nazionalità: Francia

Quattordici brani pop accompagnati da archi e pianoforte. Più, a seconda dei casi, fiati, percussioni, insomma tutto quello che serve per potergli arrangiamenti come "orchestrali" (termine che non volevo usare ma non mi viene in mente altro). Evviva Evviva, direbbe qualcuno. Io dico solo che il tutto sa di colonna sonora (non per nulla Yoann Lemoine viene dalla regia di video musicali) di un film ambientato ad inizio '900, probabilmente un storia di mare (appunto, essendo molto cinematografico può suggerire molto all'ascoltatore). Bene, questi i punti positivi. Di negativo? L'attitudine indie che ultimamente non riesco a mandare giù, il risultare volutamente vintage in maniera troppo manifesta (come se ogni brano dicesse "ehi, ascolta, sono uscito nel 2013 e si sente, ma sono costruito come un pezzo pop vecchio di mezzo secolo") e gli arrangiamenti troppo "eccessivi" per i miei gusti. Se non fosse una parola troppo pesante, lo definirei persino "pomposo". Ah, il gioco postmoderno di aggiornare ai nostri tempi cose vecchie sapendo che sono vecchie e quindi facendo notare il tutto descrivendole in maniera assolutamente contemporanea (sì, è una spiegazione contorta che potrebbe benissimo essere fatta meglio e con meno parole, ma non mi interessa). Onestamente, è un atteggiamento che mi ha un po' stancato. Anche più di un po'. Per fortuna i pezzi buoni ci sono (Stabat Mater e Run Boy Run, per citarne solo due).
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 6