mercoledì 17 ottobre 2012

Disco Inferno - D.I. Go Pop

Titolo: D.I. Go Pop
Artista: Disco Inferno
Anno di pubblicazione: 1994
Nazionalità: UK

I Disco Inferno si danno al pop. Certo, per quanto si possa dare al pop un gruppo di musica industruale. Cut-up, rumorismi, ritmi percussivi e martellanti e simili amenità. Per quanto riguarda il pop, ve ne è una sottilissima venatura easy-listening nell'iniziale In Sharky Water (che è comunque la più danzereccia); questa venatura si ispessisce sempre di più fino ad arrivare a A Whole Wide World Ahead che è probabilmente un ottimo compromesso tra le due soluzioni. L'idea è molto carina e le soluzioni pure (grazie anche a qualche ritmo trascinante), soprattutto considerato l'anno di pubblicazione. Dubito però che chi non avesse un minimo di interesse nel panorama industrial (quello inglese che fa capo a gruppi come i Cabaret Voltaire, precisiamo) lo apprezzerebbe.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 7

martedì 16 ottobre 2012

Uochi Toki - Cuore Amore Errore Disintegrazione

Titolo: Cuore Amore Errore Disintegrazione
Artista: Uochi Toki
Anno di pubblicazione: 2010
Nazionalità: Italia

Di solito non do credito a chi dice che i dischi vanno ascoltati al momento giusto. In questo caso particolare, però, mi è capitato. Cuore Amore Errore Disintegrazione è stato probabilmente il disco che avevo bisogno di sentire. Alcuni miei amici puristi avrebbero molto da discutere sull'etichetta "hip-hop" per un gruppo come loro (colpa dello stile vocale di Napo), ma non saprei come altrimenti definirli. In ogni caso io l'ho visto (non che la cosa abbia importanza, ascoltare La Recensione di Questo Disco sul più recente Idioti per capire) come un concentrato di frustrazioni post-adolescenziali cantate con una metrica particolarissima (se di metrica si può parlare) su basi alienanti e parecchio sperimentali (che si discuta di breakcore e dubsteb in uno dei brani non credo neppure sia un caso). Non c'è il tono autobiografico (?) di Laze Biose e neppure quello di narratore di Idioti (che però è a tratti davvero ostico, soprattutto per chi li Uochi Toki non li conosce e non sa cosa aspettarsi); in cambio c'è un concept sui Rapporti (se uso il maiuscolo è per riferirmi ad un pezzo di Laze Biose) descritti dal punto di vista di un mago. Davvero troppo corposo per poterne semplicemente parlare, anche perché si tratta di uno di quei dischi che ha il bene di coinvolgermi emotivamente. Vabbeh, facciamo che voi lo ascoltate sulla fiducia. O almeno vi ascoltate "gettandomi in ambigue immedesimazioni non richieste ma richieste,". Anche se dura tredici minuti.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 8

Six Organs of Admittance - Nightly Trembling

Titolo: Nightly Trembling
Artista: Six Organs of Admittance
Anno di pubblicazione: 2003
Nazionalità: California, USA

Avevo citato il termine "trascendentale" in maniera scherzosa in riferiemnto a Four Tet. Per Six Organs of Admittance (pseudonimo di Ben Chasny), invece, la cosa è ben più sensata: trentasei minuti di quel folk primordiale e primitivo di scuola americana (avete presente John Fahey) diretto quasi esclusivamente dalla chitarra acustica. Atmosfere mistiche e cupe, come nella lunga (18 minuti) Redefinition Of Being (Featuring Creation Aspects Fire, Air, Water). Personalmente ho sempre trovato questo genere di musica molto affascinante, per quanto possa essere pesante se ascoltata troppo a lungo. Mettiamola così: se avete la forza di ascoltare per diciotto minuti una chitarra acustica assieme a qualcosa che somiglia ad un sitar, a tante percussioni e ad un coro che sembra preso da un rito sciamanico, allora potete ascoltare tutto l'album ( o qualunque altro album di Chasny). Se vi ritrovate costretti ad interrompere l'ascolto, lasciate perdere e riprovateci in un secondo momento. O non riprovateci mai, come vi pare. Per quel che mi riguarda è il terzo disco a nome Six Organs of Admittance che provo (dopo il debutto omonimo e Asleep on the Floodplain) ed è il primo ad avermi convinto appieno
 

Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 7.5

Kaos One - kARMA

Titolo: kARMA
Artista: Kaos One
Anno di pubblicazione: 2007
Nazionalità: Italia

Non sono esperto in materia, ma so che Kaos gode di una certa fama in Italia. Il disco è veramente notevole in ogni sua parte: testi, basi e voce, tutto va più che bene, benissimo. Lo stile vocale mi ha colpito in particolar modo, ed è in effetti la prima cosa di cui mi parlano i fan. Insomma,s ono soddisfatto. Ottima la collaborazione col Colle Der Fomento, tra le altre. Chiudo qui perché è passato un po' di tempo e non saprei bene cosa aggiungere, soprattutto visto che non si tratta di un genere a me familiare.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 7.5

martedì 9 ottobre 2012

Four Tet - Rounds

Titolo: Rounds
Artista: Four Tet
Anno di pubblicazione: 2003
Nazionalità: UK

Chi mi conosce sa quanto tendenzialmente sia pronto a parlar male del fenomeno indie (questo anche perché vivo in una città in cui questo fenomeno si manifesta in maniera disgustosa). Ciononostante sono stato due sere fa ad una serata con DJ set di Dente e ora propongo l'ascolto di Rounds di Four Tet. D'accordo, mi dirà qualcuno, Four Tet non è esattamente un artista indie. Questo è vero, ma onestamente che ci sia una certa sensibilità indie dietro un disco del genere trovo che sia difficile da negare. Ad ogni modo, in questo caso non è un problema: Rounds è un disco di ottima musica elettronica perlopiù molto rilassante ed evocativa composto con grande raffinatezza, forte anche di un bel gioco di montaggio dei vari campionamenti, posti in genere in maniera tale da spezzare la monotonia dei brani e a renderl decisamente più dinamici, come nel caso di As Serious as Your Life. Un disco di quelli che possono piacere sia agli snob sia a chi ha un animo più semplice. "Trascendentale" lo definirebbe qualcuno, ironizzandoci su.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 7.5

domenica 7 ottobre 2012

Emperor - Anthems to the Welkin at Dusk

Titolo: Anthems to the Welkin at Dusk
Artista: Emperor
Anno di pubblicazione: 1997
Nazionalità: Norvegia

Il più grande problema del black metal sono i metallari. Un po' come per i Queen. Nel primo caso lo dico per esperienza diretta, nel secondo per esperienza mediata. Gli Eperor sono un'istituzione nel campo, in ogni caso, al pari di gruppi come Marduk o Mayhem. Li ascolto oggi per la prima volta, se si esclude Opus a Satana (ma parliamo di una sola volta diversi anni fa) e qualcosa di Ihsahn solista. Anthems to the Welkin at Dusk, a quanto ho capito, è un caposaldo nello sviluppo di quella frangia di black metak più melodico (e non glaciale come quello degli Immortal, per dire). Immagino che non sia un caso che all'ascolto i primi due gruppi che mi sono venuti in mente siano stati Dissection e Bathory: dei primi c'è lo stile velocissimo (specie per quel che riguarda i riff di chitarra) e cupo, dei secondi la capacità di evocare atmosfere di notevole epicità (qui grazie ad un buon lavoro di tastiere). Tirando le fila abbiamo: chitarre taglienti ma pulite lanciate a velocità folli, batteria che non scade mai nel mero muro sonoro ma concorre, con l'aiuto di qualche cambio di tempo, nella creazione delle atmosfere, tastiere epiche (vede il finale di Alsvartr), scream sofferente di Ihsahn (mai sopra le righe, però) e testi intimisti e molto ben fatti. Non sarà ai livelli di Storm of the Light's Bane dei Dissection, ma vale più di un ascolto per chi vuole approfondire il panorama metal.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 7.5

Led Zeppelin - Led Zeppelin II

Titolo: Led Zeppelin II
Artista: Led Zeppelin
Anno di pubblicazione: 1969
Nazionalità: UK

Sì, vabbeh, ciao. Lo conoscete, non serve che ve ne parli.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 7.5

venerdì 5 ottobre 2012

Bill Fay - Time of the Last Persecution

Titolo: Time of the Last Persecution
Artista: Bill Fay
Anno di pubblicazione: 1971
Nazionalità: UK

Avevo sentito parlare molto bene di Bill Fay ma onestamente mi aspettavo un disco cantautoriale abbastanza classico e probabilmente tendente al folk. Non è così. Dal punto di vista strumentale domina una chitarra elettrica dalle tinte blues che a volte sfociano con naturalezza nel rock psichedelico. Con lei un pianoforte che, al contrario, Fay suona con estrema delicatezza e una battieria che fa il suo buon lavoro. Aggiungiamoci qualche strumento aggiuntivo ogni tanto (vedi i fiati in Come a Day). Quanto ai testi, sono particolarmente difficili da interpretare e sono intrisi di religiosità e messianismo in maniera abbastanza bizzarra (vedi in Pictures of Adolf Hitler o in Let All the Others Teddies Know), oltre ad essere particolarmente immaginifici; non mi stupisce che David Tibet (Current 93) abbia pure fatto una cover della title-track (che personalmente ho trovato il pezzo migliore del disco).
C'è davvero poco del tipico cantautore degli anni '60/'70 in questo album: nessun brano raggiunge neppure i quattro minuti e, cosa ancor più sorprendente, la parte cantanta duraancora meno; in chiusura di quasi ogni pezzo, infatti, c'è una coda strumentale che sfocia in alcuni casi in dissonanze al limite del noise rock o del free jazz (Come a Day). Insomma, un disco davvero fuori dal comune.

Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 8.5

The Evens - The Evens

Titolo: The Evens
Artista: The Evens
Anno di pubblicazione: 2005
Nazionalità: Washington, USA

Ian MacKaye dei Fugazi alla chitarra e Amy Farina (ex The Warmers). Entrambi alla voce. I Fugazi non li ho mai ascoltati più di tanto, mentre l'altro gruppo lo sento nominare oggi per la prima volta. In ogni caso, da quel ricordo (Repeater e 13 Songs prima o poi li ascolterò con più attenzione), le sonorità dei Fugazi erano abbastanza debitrici dell'hardcore e in ogni caso erano caratterizzate da un'atmosfera al limite dell'apocalittico (in ogni caso sono un paio d'anni che non li ascolto quindi potrei sbagliarmi). Questo The Evens, invece, è un disco dalla sensibilità pop molto marcata (Minding Ones Buisness e Sara Lee) in cui però sembra sempre di sentire qualcosa di fuori posto, come se ci fossero dei passaggi strumentali sbilenchi o qualcosa d'altro. Si tratta di un lavoro particolarmente raffinato in ogni caso, sia in sede compositiva (Minding Ones Buisness ha un bellissimo arpeggio di chitarra, per esempio), sia per quel che riguarda i testi (You Wont't Feel a Thing, per esempio). Non si tratterà dell'"album dell'anno 2005" ma credo che valga la pena provarlo.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 7

The Smiths - The Queen Is Dead

Titolo: The Queen Is Dead
Artista: The Smiths
Anno di pubblicazione: 1986
Nazionalità: UK

Per questo disco ho letto catalogazioni di ogni tipo. Per quel che mi riguarda,dico semplicemente che ha un'atmosfera malinconica di quelle perfette per ragazzi sui diciassette/vent'anni, un cantato molto intonato e gradevole ma che in fin dei conti non mi ha entusiasmato e una sezione strumentale abbastanza carina. Insomma, siamo più o meno ai livelli dei Cure di Disintegration. Se quello vi piacque, questo vi piacerà e viceversa. A me non è dispiaciuto, in ogni caso (Frankly, Mr. Shankly, la title-track o I Know It's Over non sono male, ad esempio). Tutti abbiamo ascoltato almeno una volta The Boy With the Thorn in His Side.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 6