martedì 8 settembre 2015

Cathedral - The Carnival Bizarre

Titolo: The Carnival Bizarre
Artista: Cathedral
Anno di pubblicazione: 1995
Nazionalità: UK

Negli ultimi tempi ho capito che dopotutto non sono mai uscito da quell'atteggiamento snobbone e borioso che caratterizza il tipico adolescente "musicologo" (termine che qua uso solo per inidcare uno che si fa vanto di ascoltare tanta roba diversa). Il problema è che molta roba ho fatto finta di apprezzarla ma poi in realtà magari neppure avevo capito cosa stessi ascoltando. Fatto sta che adesso, per una questione di onestà intellettuale, cerco di ascoltare con un po' più di criterio. Magari provo meno dischi, ma almeno ho preso quell'atteggiamento bulimico.

Veniamo ai Cathedral: il fondatore è Lee Dorrian dei Napalm Death, ovvero il gruppo che ha praticamente fondato il grindcore (quel che si ottiene lanciando il death metal alla velocità dell'hardcore punk). La musica del gruppo, tuttavia, è un doom metal molto vecchia scuola, caratterizzato da riffoni corposi, tempi lenti e distorsioni grezze, di quelle che è difficile non sentirci i primi Black Sabbath dietro. Ma dopotutto negli anni '90 stava tornando di moda quello stile (gruppi come Kyuss, Sleep e Monster Magnet nascono tutti in questo periodo). Dorrian canta con una voce semidistrutta ma incredibilmente "intonata" ed espressiva (basta confrontare Fangalactic Supergoria ed Electric Grave per rendersene conto). Per quel che riguarda i testi, attingono al repertorio classico della magia nera e del compendio di malvagità dell'heavy metal classico (Vampire sun e Hopkins (The Witchfinder General) sono due ottimi esempi), ma senza scadere nel cliché.

Insomma, così descritto sembrerebbe un buon album: purtuttavia, confrontato coi precedenti Forest of Equilibrium (1991) e The Ethereal Mirror (1993), The Carnival Bizarre non regge il confronto: è un disco solido, compatto e omogeneo, ma manca della monoliticità del primo (un'ora di chitarre gorgoglianti e growl incomprensibile su tempi lentissimi) e dell'energia e della varietà del secondo (nel quale Dorrian cantava decisamente meglio). Per quanto sappia che il genere si nutre anche di brani discretamente lunghi per sviluppare un'atmosfera più che coinvolgere nell'immediato l'ascoltatore, l'ora buona di durata di The Carneval Bizarre mi è sembrata eccessiva. Un lavoro ben fatto ma che alla fine non mi ha lasciato così tanto. Comunque se vi piace lo stoner ve lo consiglio.

Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 6.5

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