sabato 9 marzo 2013

Kurt Vile - Smoke Ring for my Halo

Titolo: Smoke Ring for my Halo
Artista: Kurt Vile
Anno di pubblicazione: 2011
Nazionalità: Pennsylvania, USA

Oramai è complesso fare l'ascoltatore: da un lato i recensori che pretendono (da intendersi nel senso inglese di "pretending") di essere obiettivi e dall'altro gli ascoltatori casuali. E se non si amano i gruppi blasonati dagli ascoltatori casuali si viene inseriti in categorie poco lusinghiere. Ovviamente questa è un'esagerazione, ma fondamentalmente il mio dubbio è: perché è sbagliato ascoltare anche l'altra campana? Perché se Last Night degli Strokes è più godibile di People Say dei Portugal. The Man i secondi dovrebbero essere meno belli? Risposta: perché (limitatamente all'Italia, non conosco la loro popolarità allestero) gli Strokes son più famosi. Entrambi i gruppi si rifanno a sonorità anni '60 (specie nell'album The Satanic Satanist di cui avevo parlato tempo fa); io ho semplicemente iniziato con i Portugal. The Man. Questo fa di me un anticonformista a tutti i costi? Pare di sì. Una volta chiaritolo, basta non farsi il sangue marcio ogni volta eproseguire come sempre, sperando che la nostra mano non vada a mai a battere sulle tastiere di Ondarock.
Venendo a Kurt Vile: personalmente mi è sempre piaciuta quella scena americana che comprende nomi come Ben Chasny (Six Organs of Admittance) e Devendra Banhart e che si rifà alla psichedelia anni '60 condendola con quel pizzico di quel folk in cui gli statunitensi sono maestri e che non può non portare a Bob Dylan. Ecco, Smoke Ring for my Halo è essenzialmente questo: un Dylan (non mi si fraintenda, di impegno sociale qui non c'è nulla, è solo per dare delle coordinate stilistiche per quel che riguarda la musica) sotto acidi che suona una chitarra acustica a dodici corde (unica eccezione In my Time, in cui l'amplificazione è anche elettrica) perdendosi in divagazioni strumentali dal sapore trascendentale (non certo nel senso kantiano del termine) che personalmente mi ricordano Nightly Trembling dei Six Organs of Admittance. Un disco dalle bellissime atmosfere psichedeliche registrato con la cura dei giorni d'oggi. Magari se si è degli inossidabili del lo-fi la cosa farà storcere il naso; personalmente ho apprezzato parecchio, devo dire.
Valutazione personale per chi non ha voglia di leggere: 7.5

Nessun commento:

Posta un commento